ORE 10: attivati da SOREU BERGAMO, partiamo dalla postazione con BLS e MSA.

La Centrale Operativa ci riferisce un crollo di una porzione di palazzina causato da fuga di gas.

Individuata una persona sotto le macerie, non se ne conosce la gravità.

Al nostro arrivo sul luogo dell’evento sono già presenti i Vigili del fuoco, i quali hanno già raggiunto il paziente dopo aver rimosso le macerie che ne ostacolavano l’avvicinamento.

La palazzina si presenta pressoché intatta al piano terra, mentre manca quasi del tutto il primo piano e una notevole porzione di tetto.

Il ferito si trova in uno dei locali siti al primo piano (n.d.r.). Indossiamo tutti i D.P.I. compresi caschi e guanti da lavoro e ci interfacciandoci, con il Caposquadra Vigili Del Fuoco.

Tramite un ponte ideato con sezioni di scala in loro dotazione i VVFF ci permettono di raggiungere il paziente sulla scena, per quanto invasa da macerie, appare sicura.

Il soggetto, 95 anni, maschio, si presenta sveglio, ansimante, con ferite lacere ed ustioni di secondo e terzo grado su gran parte della superficie corporea e brandelli di vestiti letteralmente a desi all’epidermide, quasi certamente scaraventato dallo spostamento d’aria creato dallo scoppio (si saprà poi che risultava essere  una bombola di gas collegata ad un termoconvettore che ha saturato uno dei locali siti al primo piano).

Siamo costretti ad operare in mezzo a cumuli di macerie, mobili in frantumi e modeste voragini create dallo scoppio.

Il medico e l’infermiere procedono immediatamente alla valutazione del soggetto e tentano di stabilizzarlo sul posto con farmaci ed infusioni.

Nel contempo un operatore si pone immediatamente al mantenimento manuale del rachide. Rimane da decidere come fare per evacuare il ferito, considerate tre situazioni:

1) siamo a circa 4 metri da terra.

2) la scala principale di accesso all’appartamento risulta essere pericolante.

3) ci sono macerie ovunque.

Dopo una rapida valutazione della scena scarto l’idea del materasso a decompressione (troppo materiale tagliente sul suolo). Avendo la necessità di semi-verticalizzare il ferito mi interfaccio con il medico per avere notizie sui traumi subiti dal soggetto.

Mi riferisce che, ad un primo esame, il paziente non presenta evidenti traumi a bacino e torace. Riporta svariate F.L.C. su arti superiori, al cranio ed alle estremità degli arti inferiori; ustioni 2° e 3° grado su 80% del corpo.

la decisione viene spontanea, per la BARELLA A TRAUMATICA UNITAMENTE AL SISTEMA DI CINTURE , consapevole che questa manovra viene considerata invasiva con pazienti poli traumatizzati e deve sempre essere svolta con la super visione di un sanitario.

La semi verticalizzazione non mi garantisce un immobilizzazione perfetta ma la possibilità di sollecitare il mio paziente su piani inclinati mantenendogli comunque il rachide in pozione sicura.

La semi verticalizzazione è una “Manovra al limite” che però mi permette di evacuare in totale sicurezza il ferito da un ambiente ostile.

Iniziamo con il posizionamento del collare cervicale, dopo una rapida ispezione del collo.

Procediamo al caricamento con la barella A-traumatica, creandoci dello spazio utile tra le macerie, ed iniziamo il fissaggio delle cinture a moschettone 773 ad aggancio rapido.

Durante il posizionamento della cintura sotto il cavo ascellare notiamo con sollievo che non vi sono lacerazioni o gravi ustioni in concomitanza dello stesso, preoccupandoci comunque di imbottire il cavo ascellare con dei telini sterili per aumentarne il comfort al paziente.

Stesso procedimento attuato anche con le cinture posizionate al bacino (riempimenti nei punti di pressione), partendo dal PIN appena posti appena sopra la cresta iliaca (come riferimento), facendole passare le cinture poi, sotto al cavo popliteo e fissandole nella stessa posizione.

Infine fissiamo la cintura ai piedi incrociandola a “8”, facendola passare sotto la pianta dei piedi e creando un riempimento sotto il cavo popliteo cosi facendo la tensione sul bacino diminuisce e l’articolazione degli arti inferiori, permette di scaricare l’energia alle articolazioni sane.

Prima di movimentare il ferito il medico rivaluta velocemente i parametri vitali, che risultano essere stabili.

Nel frattempo i Vigili del Fuoco hanno improntato e messo in opera  una sorta di “scivolo” composto da alcune sezioni di scale in loro dotazione, unitamente ad un sistema di carrucole che hanno permesso di “agganciare” tramite grossi moschettoni (e fettucce) la barella A-traumatica, permettendo di farla “scivolare” sulle scale.

L’angolo di inclinazione dello scivolo creato dai VVFF è buono: in apparenza non supera i 30°.

Dopo aver trasferito il paziente in un’area sicura riposizioniamo velocemente le cinture in “utilizzo standard” in modo da garantire una sollecitazione corretta delle masse corporee, considerato che ci separano diverse decine di metri dall’ambulanza.

Ore 10:45…il paziente è imbarcato. Si procede con posizionamento di una gran quantità di BURN (teli sterili imbevuti di gel) sulle parti del corpo del ferito maggiormente ustionate e si procede ad una più accurata rivalutazione dei danni subiti.

Ore 11:00 partiamo dal luogo dell’evento in codice rosso verso il Trauma Center indicatoci dalla Centrale Operativa. Elicottero non disponibile causa nebbia fitta.

MAURIZIO TAMENI

Autista Soccorritore